Collezione di strumenti storici

La Raccolta degli Strumenti ad Arco di alto valore liutario e storico costituisce circa un sesto dell'intero patrimonio della Collezione di strumento storici del Conservatorio G. Verdi di Milano.

Situata attualmente nel Foyer di Sala Verdi, la Collezione degli strumenti del Conservatorio di Milano è nato nel 1881 grazie alla volontà di un Comitato di appassionati e di esperti, alcuni dei quali partecipanti all’Esposizione Musicale Universale, tenutasi nello stesso anno nei locali del Conservatorio medesimo. Presieduto dal Conte Carlo Borromeo, il sodalizio era composto dal Cavalier Aldo Noseda e dai Professori Colombo, Corio e Orsi. Il patrocinio ed il contributo della Casa Regnante, nella persona della Regina Margherita, del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’allora Direttore del Conservatorio M.° Gallignani, resero possibile l’allestimento della Collezione. Ma l’anima autentica, l’ideatore e il tenace sostenitore dell’iniziativa fu il Professor Eugenio De Guarinoni, Bibliotecario del Conservatorio ed eminente figura di studioso dell’organografia e della storia degli strumenti. A lui dobbiamo il Catalogo (Hoepli, 1908), testimonianza fondamentale per conoscere il valore dell’originario patrimonio, e lo sviluppo, fin quando fu possibile, della raccolta.

La nascita, nel 1916, del Museo Teatrale alla Scala (con il trasferimento di alcuni importanti pezzi della collezione nella nuova sede), il devastante bombardamento del Conservatorio nell’agosto 1943, l’inaugurazione nel 1960 della Civica Raccolta degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco furono tutte concause del parziale declino della magnifica realtà, la prima raccolta pubblica di strumenti musicali della città di Milano.

Malgrado le ripetute sottrazioni e le distruzioni dovute a discutibili scelte legislative, ai citati tragici eventi bellici, il patrimonio della Collezione risulta ancora considerevole. Degli originari 278 reperti del Catalogo De Guarinoni (a cui vanno aggiunti i tanti strumenti, frutto delle donazioni che si sono via via succedute nei 135 anni di vita della Collezione stessa) se ne conserva ancora poco meno della metà. Ancora presenti molti degli strumenti ad arco; pesanti invece le mancanze nei reparti degli strumenti a fiato (con la quasi totale assenza degli ottoni), di quelli a pizzico e a percussione. Gli strumenti esotici, presenti in modo massiccio nel catalogo originario, per precisa volontà didattica del primo curatore, furono molto danneggiati (quando non totalmente distrutti) dagli eventi bellici.

È attualmente in corso il lavoro di recupero e posizionamento degli strumenti in apposite vetrine espositive. Si tratta di operazione articolata e complessa, di lunga durata sia per la particolarità dei reperti che per le difficoltà che pone il restauro. In questi anni si è operato per il restauro degli strumenti ad arco (e di alcuni archetti storici di grande valore): circa quaranta gli interventi mirati al recupero funzionale degli stessi. Talvolta ci si è trovati nell’impossibilità del recupero funzionale e operativo: è il caso del violoncello del mantovano Thomas Balestrieri, risalente al primo ‘700, in stato di totale degrado, per il quale si è provveduto a un recupero per solo scopo museale. Lo stesso si è fatto per alcuni altri reperti, al fine di preservare magnifici strumenti di liuteria classica, altrimenti destinati a una precoce e inaccettabile scomparsa.

Il recupero dei beni in questione non può peraltro prescindere dalla ricerca delle fonti documentarie disperse dal tempo. Si sta quindi operando nel senso della realizzazione di un nuovo e funzionale catalogo e al restauro delle documentazioni inventariali cartacee, testimonianze dirette della vita di questi strumenti nel tempo.